«Grassi, da critico per 'L’Avanti' a ideatore di un teatro per tutti: il Piccolo», recensione di Andrea Bisicchia
Andrea Bisicchia, «Lo Spettacoliere», 5 settembre 2022
Le sue battaglie contro le ingerenze politiche
Nel 2019 fu organizzato un convegno su Paolo Grassi presso l'Università Statale di Milano, in occasione del centenario della nascita, col supporto della Fondazione a lui dedicata. Con un po' di ritardo vengono pubblicati gli Atti da Cue Press, a cura di Isabella Gavazzi, a cui spetta anche il compito di ricostruirne la figura storica agli inizi della sua carriera, con l'aiuto di una intervista a Carlo Fontana, primo collaboratore di Grassi e suo maestro per la carriera successiva.
Isabella Gavazzi ricostruisce, con alcuni tasselli di novità, le note attività di critico per L'Avanti, quelle di organizzatore culturale presso il Guf, con la nascita del gruppo di giovani attori, presso ‘Palcoscenico’, grazie all'aiuto di Ernesto Treccani, ed estende la sua ricerca fino al 1947, anno in cui nasce Il Piccolo Teatro.
Spetta a Leonardo Spinelli indagare il periodo che riguarda il rapporto di Grassi con le istituzioni socio-culturali del dopoguerra a Milano, quelli della sua attività editoriale presso Rosa e Ballo, presso il Centro Matteotti e il Circolo Diogene, ma che vedono anche la messa in pratica della sua idea di un ‘Teatro per tutti’, confidando nei contributi registici di Giorgio Strehler e non solo, visto che verranno chiamati a collaborare registi come Orazio Costa, Guido Salvini, Gerardo Guerrieri. Si sentiva l'assenza di Visconti, più volte invitato da Grassi, senza alcun risultato.
Gli anni che vanno dal 1947 al 1972 verranno indagati da Mariagabriella Cambiachi che, tra tante cose note, ricorda il biennio 1956-57, per le accuse che furono rivolte a Grassi, di utilizzare un teatro pubblico per fini ideologici, tanto che Grassi farà precedere la messinscena dell'Opera da tre soldi, con la regia di Strehler, da Processo a Gesù di Diego Fabbri, con la regia di Costa. Erano gli anni in cui Grassi sosteneva il primato della regia su quello dell'organizzazione che, a suo avviso, doveva adattarsi alle esigenze dell'arte, cercando di farle convivere con quelle dell'economia, con la convinzione che la 'tradizione alta' vada tutelata rispetto alla 'realtà stracciona delle Compagnie di giro'.
Decisivo è il biennio 1968-69, analizzato da Alberto Bentoglio, quando, per Grassi, iniziò la direzione unica, dopo l'abbandono di Strehler, con riferimento all'ingresso di nuovi autori e registi che, momentaneamente, cambieranno il volto del teatro, si tratta di Maiello, Scabia, Gruber, Chereau, Trionfo, Negrin, ai quali venne affiancato, come ospite, Strehler con La cantata del mostro Lusitano di Weiss.
Non mancheranno altre polemiche e altri scontri politici quando, per esempio, la segreteria della Democrazia Cristiana milanese, nella figura di Gino Colombo, ritornerà ad accusare il Piccolo, dopo le famose invettive contro il Galileo del 1962, per aver abdicato alla funzione di centro di diffusione della cultura e per essere diventato strumento di propaganda politica con lo spettacolo Off Limits di Adamov, alle quali Grassi risponderà, con veemenza, sulle pagine dell'Unità.
Intanto si arriva al 1972, quando toccherà a Grassi abbandonare il Piccolo, per assumere l'incarico di Sovrintendente della Scala, evento a cui dedicherà il suo intervento Mattia Palma che ricostruisce lo spirito del suo nuovo incarico con la volontà di fare, della Scala, un grande teatro popolare, argomento alquanto noto, a cui seguirà quello, meno noto, della figura di Grassi come funzionario della RAI, feudo della politica e sottoposto alla spartizione dei partiti.
Spetterà a Irene Piazzoni ricostruire le battaglie di Grassi contro le continue ingerenze della politica, attraverso i vari Consigli di Amministrazione che ne svolgevano l'attività di protezione, ai quali rimproverava di far finta di niente dinanzi ai costi sommersi e alle esuberanti spese generali.
Grassi si batté per la nascita di RAI Tre e per la necessità del decentramento, per potere arginare l'invasione delle TV private (se ne contavano, allora, ben 450), e per dare un tetto alle richieste pubblicitarie, rappresentate dalla Sipra e dalla Federazione degli editori. Continuava, in tal modo, ad affermarsi la sua attività di combattente, alla ricerca di un matrimonio tra spettacolo popolare e cultura, tra intrattenimento ed evasione. Le polemiche non mancarono, sia contro i partiti sia contro chi, come Piero Angela, sosteneva l'idea di far tacere la televisione un giorno alla settimana.
Il biennio 1978-79 fu ancora più turbolento tanto che, dopo il delitto Moro, diventarono sempre più difficili i rapporti col PSI, il partito che l'aveva voluto al vertice della RAI, con le conseguenti dimissioni. A Grassi non rimase che tornare all'editoria, argomento di cui si occupa Valentina Garavaglia, quando assumerà la presidenza della casa editrice Electa.